“C’è chi crede che il destino stia nel grembo degli dei, ma la verità è che lavora, come una sfida incandescente, sulla coscienza degli uomini.”
In questa frase di Eduardo Galeano, scelta per fare da “cornice” a questo spazio, è racchiusa una sintesi di cosa significhi fare politica: ridotta alla sua forma essenziale, altro non è che il rifiuto di soccombere ad un destino preordinato dai rapporti di forza e nella voglia e nella capacità di organizzarsi per mettere in discussione l’esistente, a partire proprio da quei rapporti di forza.
L’epoca in cui viviamo è attraversata da forti scossoni all’impianto economico che il capitalismo ha costruito e in cui si è evoluto, fino ad arrivare alla sua forma odierna, caratterizzata da crisi cicliche sempre più frequenti e da una incapacità cronica di ripristinare in modo efficace il saggio di profitto. Questo contesto ha prodotto una vertiginosa accelerazione del grado di sfruttamento e barbarie a cui il capitalismo sottopone il proletariato globale, amplificandone di riflesso le contraddizioni.
Nel momento in cui viene scritto questo testo la guerra mondiale a pezzi – come da più parti viene definita – e in particolare il genocidio che ormai da due anni lo stato di Israele porta avanti in Palestina hanno prodotto in Europa e in particolare in Italia una mobilitazione finalmente di massa e soprattutto in grado di costruire e praticare conflitto, come dimostrato dai numerosi blocchi alla logistica di guerra, dall’invasione di snodi stradali e ferroviari nelle giornate dell’abbordaggio alla Global Sumud Flottilla e alle giornate di sciopero generale.
Se questa mobilitazione sarà un fuoco di paglia o no ce lo diranno le prossime settimane e i prossimi mesi, quello che è certo è che questa mobilitazione ha dimostrato che sotto la cenere le braci della lotta di classe rimangono vive, e il dovere di ogni comunista e di ogni militante rivoluzionario in generale è di lavorare perché quelle braci alimentino di nuovo il fuoco della rivoluzione, a maggior ragione in un momento in cui le contraddizioni insormontabili del sistema capitalistico rendono la situazione – per citare Mao – eccellente.
Questo progetto, che per ora appartiene ad una sola persona, vuole essere un piccolo contributo all’analisi e allo sviluppo di un dibattito su temi strettamente collegati alla sfera del conflitto di classe, da cui il sottotitolo di “appunti e note per l’offensiva di classe”. È uno spazio che è stato pensato per essere al servizio di chiunque faccia parte di organizzazioni con una vocazione rivoluzionaria, per fornire spunti utili alla costruzione di una alternativa di classe allo status quo. Proprio per lo scopo con cui viene concepito, questo spazio, oltre a pubblicare il frutto del lavoro di analisi condotto da chi ne fa parte, potrà occasionalmente tradurre contributi provenienti dall’estero (sempre citando la fonte originale), in un’ottica di rendere maggiormente fruibile e circolante anche ciò che di buono viene al di fuori dell’Italia.
Per qualsiasi commento, suggerimento, o per imbarcarsi in questo esperimento, scrivere a gavroche@insiberia.net
Da qualche parte, Ottobre 2025